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Gli acrobati del cielo

Finalmente gli alleati erano riusciti a vincere la resistenza dei
tedeschi e iniziarono a liberare il nord Italia anche con l’aiuto
dei partigiani. Le truppe che erano acquartierate nelle nostre
case se ne andarono , partì anche la compagnia di cui faceva parte
Kurerom , il piccolo soldatino nepalese  che mi aveva fatto giocare,
un po’ mi dispiacque. Ogni tanto si spargeva la notizia che un soldato
era tornato a casa, allora tutti quelli che avevano un figlio  o un parente
militare, si recavano da lui per chiedere notizie. Nonostante non ci
fossero telefoni le notizie si diffondevano con una rapidità incredibile.
Anche la mia famiglia era in attesa di avere notizie di mio fratello
deportato in Germania. Finalmente un giorno di Aprile (era il 25)
tutti gridavamo con gioia :E’ finita! E’ finita (la guerra).
Il pomeriggio del giorno dopo passarono radendo i tetti delle case
due caccia, che erano partiti dall’aeroporto di Forlì. Fecero un paio di
di passaggi , si vedeva benissimo il viso dei piloti che ci salutavano,
le persone  uscirono dalle case e tutti guardavano dicendo:
Anche loro festeggiano la fine della guerra.
Ad un tratto i due aerei salirono in alto, quasi a scomparire, poi si
buttarono in picchiata fino a sfiorare le case, lo fecero un paio di volte.
Poi si divisero , salivano in alto fino a scomparire poi giù in picchiata
incrociandosi. Era uno spettacolo emozionante, eravamo tutti estasiati.
Ma purtroppo al terzo passaggio si toccarono e sparirono alla nostra
vista, erano precipitati. Erano caduti a circa un chilometro dalla nostra casa, tutti cominciarono a correre in quella direzione, naturalmente a noi
bambini fu proibito di seguirli. Prima che arrivassero i militari dall’aeroporto di Forlì, ognuno cercava di raccogliere qualcosa,
ai piloti, che erano morti legati ai seggiolini ,furono tolti anche i giubbotti.
I militari arrivarono dopo circa un’ora, raccolsero i corpi e se ne andarono.
Subito dopo continuò l’assalto alle carcasse degli aerei, la gente si era munita di mazze, martelli e arnesi vari. Tutto andava bene, se un pezzo non era riciclabile, si poteva sempre vendere agli stracciaroli di Gambettola e farne qualche soldo. Allora era la miseria che ci faceva riciclare, oggi speriamo che sia il buon senso.

LUIGI LOLLI

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