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Il circolo

Quando passo davanti alla chiesa di S.Andrea di Forlimpopoli e vedo quel vecchio gelso che adesso fa da spartitraffico, mi viene in mente quante volte, dopo la
funzione religiosa, noi bambini ci fermavamo a giocare a “ruba bandiera” sotto
i suoi rami ombrosi. Erano gli anni subito dopo la guerra, allora non c’erano
auto, ma solo qualche bicicletta e quindi potevamo tranquillamente giocare sulla
strada. A cavallo degli anni cinquanta la mia famiglia si era trasferita in una casa
più vicino a Forlimpopoli. Mio padre e mio fratello cominciarono a frequentare
il circolo repubblicano di Forlimpopoli che tutti chiamavano “La Cooperativa”
mentre io continuavo ad andare alla chiesa di S.Andrea, perché lì avevo i miei amici.
Un sabato pomeriggio mio padre fece un discorso molto chiaro a mia madre:
questo qui indicando con la mano il sottoscritto, da domani non va più dal prete
ma incomincerà a frequentare La Cooperativa, non voglio mica che mi diventi
un prete, lui deve continuare la tradizione di famiglia , deve diventare un vero
repubblicano mazziniano. Mia madre non si oppose, a quei tempi il capofamiglia decideva per tutti. E fu così che la domenica pomeriggio su una vecchia bicicletta da donna, con poche lire in tasca, per prendere qualche caramella mi avviai
verso “La Cooperativa”. Io c’ero già stato qualche volta con mio padre e quindi conoscevo il posto, tuttavia l’idea di entrare da solo un poco mi spaventava.
Mentre scendevo dalla bicicletta vidi un ragazzino che stava entrando, lo seguii facendomi coraggio. Appena entrato, mentre mi guardavo attorno titubante,un signore anziano mi apostrofò : E te chi sit ? Ricordandomi che mio padre veniva salutato da tutti con rispetto, risposi orgogliosamente : A so e fiol de Mor ad Masinè.
E lui di rimando : quello che canta gli stornelli. Infatti mio padre si dilettava di cantare questo tipo di canzoni e ogni tanto lo invitavano ad esibirsi. A quel punto mi diede il benvenuto e mi presento a tutti . Intanto io avevo individuato il gruppo dei ragazzini fra i quali c’era qualcuno che conoscevo. Qualche tempo dopo mi chiesero di aderire alla Federazione Giovanile Repubblicana, a quei tempi tutti i partiti avevano le federazioni giovanili. Lo dissi a mio padre che ne fu entusiasta.
Il Circolo era una scuola di vita, poiché erano presenti al suo interno tutte le età, c’era una lotta continua per conquistare il proprio spazio. Una frase ricorrente degli anziani era questa: Ma questi giovani cosa vogliono, non sono mai contenti. Si imparava a discutere con gli altri a trattare con tutti  e a rispettarsi a vicenda. Oggi la società tende a dividere la popolazione per fasce di età : i giovani da soli, poi quelli un po più anziani per arrivare ai centri anziani. Sarà un bene o un male, ai posteri l’ardua sentenza. Io però preferisco stare tra i giovani e discutere e ascoltare le loro idee e i loro sogni.

LUIGI LOLLI

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