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C’era una volta la scuola

Il primo giorno di scuola fui accompagnato da mia sorella, tutti i bambini
erano accompagnati da un adulto, ma in seguito andavamo a scuola da soli
naturalmente a piedi , anche chi era distante più di tre kilometri. La mattina io aspettavo che arrivassero quelli che erano più lontano , poi mi accompagnavo con loro, l’aula era ubicata in una stanza al primo piano di una vecchia casa di campagna, affittata dal comune. Era frequentata da due classi contemporaneamente : la prima elementare e la seconda. Molti bambini della prima non sapevano nemmeno tenere la matita in mano, non parliamo poi di quando si incominciava ad usare la penna che doveva continuamente essere intinta nell’inchiostro che si trovava in un calamaio situato nel banco. Per il primo mese noi bambini di prima facevamo con la matita delle aste e dei tondini in un quaderno a quadretti. Per riscaldare la stanza, che naturalmente non aveva il soffitto, c’era in un angolo una stufa a legna che andava accesa tutte le mattine. La bidella arrivava alle otto per accendere la stufa, ma naturalmente la legna non era ben secca, ma piuttosto verde (tanto pagava il comune), quando entravamo in classe la stanza era freddissima e piena di fumo. La maestra si difendeva dal freddo tenendo il cappotto, ma noi bambini avevamo i calzoni corti e il cappotto era un lusso che non potevamo permetterci. Quasi tutti avevamo dei calzettoni e delle maglie di lana fatte coi ferri dalle nostre mamme o dalle nostre nonne. Con le mani gelate dal freddo facevamo delle belle macchie, così eravamo anche puniti : l’insegnante ci faceva mettere le mani sul banco e poi con la bacchetta di vimini ci dava una bacchettata, il dolore era forte e ci veniva da piangere, ma nessun bambino tornato a casa raccontava l’accaduto perché i genitori rincaravano la dose. Nonostante tutto noi cercavamo in tutti i modi di goderci la vita passando i pomeriggi insieme a inventare giochi. Poiché gli inverni erano molto freddi e nei fossi l’acqua era ghiacciata , con un bastone cercavamo di capire se il ghiaccio era abbastanza solido per poterci scivolare sopra. Così mentre andavamo a scuola invece di camminare sulla strada andavamo per i fossi a pattinare. Se capitava che il ghiaccio si rompeva nessuno ne faceva un dramma, ci toglievamo le scarpe, ci si faceva aiutare da un compagno per strizzare il più possibile i calzettoni  e poi si rimettevano nei piedi , tanto freddo più o freddo meno non cambiava nulla , l’importante era non farlo sapere ai genitori per non essere puniti per aver bagnato le scarpe. Oggi faccio il nonno di tre nipotini e spesso li accompagno o li vado a prendere da scuola. Quando piove c’è un caos di auto incredibile, come sono cambiati i tempi!

LUIGI LOLLI

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